giovedì 14 ottobre 2010

L'orto lunare

La coltivazione idroponica, dal greco ύδωρ (acqua) + πόνος (lavoro), anche detta idrocoltura, rappresenta in molti casi una soluzione efficace per produrre ortaggi senza terreno. Per coltivazione idroponica s'intende una delle tecniche di coltivazione fuori suolo: la terra è sostituita da un substrato inerte (argilla espansa, perlite, vermiculite, fibra di cocco, lana di roccia, zeolite, ecc.). La pianta viene  irrigata con una soluzione nutritiva composta dall'acqua e dai composti (per lo più inorganici) necessari ad apportare tutti gli elementi necessari assunti normalmente con la normale nutrizione delle piante.
Sapendo questo perchè non pensare ad una riproduzione lunare? E pare proprio che c'hanno già pensato i ricercatori della CEAC (Controlled Environment Agriculture Center),  presso l’Università dell’Arizona, che stanno infatti sperimentando prototipi di serre idroponiche adatte anche in ambienti estremi come la superficie lunare, e sembrano essere vicinissimi a dimostrare che l’orto sulla Luna per la gioia degli astronauti è non solo possibile, ma anche probabile.
Il sistema è stato messo a punto presso l’Extreme Climate Lab del Ceac e rappresenta solo una piccola parte (circa 5,5 metri) dell’intera struttura tubolare che idealmente sarebbe realizzata per la base lunare: si tratta essenzialmente di disporre queste grandi tubature sotto la superficie e attendere che la serra faccia il suo corso, perfettamente protetta da raggi solari, raggi cosmici o micrometeoriti, e secondo me assai difficile anche da mantenere questa protezione.
La membrana che ricopre ciascuno dei moduli è destinata a fare il resto: ripiegabile fino a raggiungere le dimensioni di un disco,  essa contiene sacchetti di nuovi semi che via via germoglierebbero idroponicamente e lampade al vapore di sodio raffreddate ad acqua; praticamente tutto ciò che occorre per una coltura idroponica. Acqua e anidride carbonica, che servono per la crescita delle piante, potrebbero essere forniti dal riutilizzo delle urine e dal respiro degli astronauti. L'ideatore e il disegnatore della serra spaziale Phil Sadler ha inoltre spiegato come gli ortaggi in 30 giorni siano maturi. 
Malgrado l'ottimismo dei ricercatori manca la sicurezza di un autonomia-robot, una garanzia che possa operare su se stessa una volta impiantato.
Ma mentre aspettiamo di conquistare la Luna, questa metodo di coltivazione può essere benissimo usato anche per le città, con enormi vantaggi in quanto a qualità e trasporto veloce dei cibi, relativo abbattimento dei costi e diminuzione dell'impatto ambientale, derivante dall'intera trafila. L'idea molto probabilmente è meno ambiziosa, ma sicuramente può risultare più utile a tutti. Il negativo in questa coltivazione è il sapore degli ortaggi: chissà se un ortaggio coltivato in idrocultura è uguale ad un ortaggio coltivato tradizionalmente?

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