sabato 4 dicembre 2010

L'aragosta

L’aragosta (Palinurus elephas) è un crostaceo di medie dimensioni, di lunghezza variabile tra i 20 e i 50 cm, che può pesare fino ad 8 kg.
È’ rivestita da una corazza resistente, di colore generalmente rosso con sfumature sul viola.
La corazza è divisa in due diversi parti: il carapace, cioè la parte anteriore, che è particolarmente sviluppata, similmente a quella del granchio.
In questo tratto della corazza, l’aragosta è coperta da spine e le sfumature diventano più tendenti al blu.
Il carapace è a sua volta suddiviso in cefalotorace e addome (formato da sei sezioni mobili), rispettivamente la parte anteriore e quella posteriore.
Nella parte posteriore si trova invece la coda a ventaglio, che si apre quando l’aragosta deve spostarsi nuotando, rigorosamente all’indietro (come i gamberi).
Differentemente da altri crostacei, l’aragosta non ha le chele; ha però due lunghe antenne gialle-rosse utilizzate sia come organi di senso che come mezzo di difesa.
Alla base di queste si trovano acuminate spine, e fino alla bocca è rivestita da appendici pelifere che, insieme alle antenne, formano l’apparato tattile.
L’aragosta è un animale sedentario che vive in grandi gruppi, sul fondale marino, preferibilmente roccioso o algoso, a circa 150 m di profondità; essa si nutre di altri animali marini come gamberetti, spugne o anellidi, ma anche di alghe e plancton.
L’aragosta è molto diffusa nell’oceano Atlantico, ma si può trovare anche nel Mar Mediterraneo.



La grande qualità delle carni dell’aragosta erano apprezzate fin dall’antichità: nei vivai pompeiani si trovano mosaici rappresentanti questo animale in diversi momenti; tra questi mosaici viene rappresentata una scena di un’aragosta che lotta contro un polpo (suo nemico naturale).
In epoca romana l’aragosta era generalmente denominata “locusta”, ed era ritenuta un cibo molto prezioso, ma altrettanto indigesto: era infatti consigliabile cuocerla in acqua e aceto, così da alleggerirla.
Nel corso del Medioevo, l'aragosta fu diffusa come simbolo degli eretici e dei pagani, cioè coloro che, secondo la tradizione religiosa, erano caratterizzati dall’instabilità.
A tutt’oggi, sia l’aragosta che il granchio, hanno significato di incostanza, per il loro movimento instabile e talvolta immotivato.

Varietà ed allevamento

L'aragosta può essere venduta sia d’allevamento che pescata: se pescata, l’aragosta viene catturata in reti da posta, tremaglie (formate quindi da 3 maglie) principalmente da marzo ad agosto.
Le specie dell’aragosta sono 32 circa, 2 delle quali presenti nel Mediterraneo: queste sono la Palinurus mauritanicus (con forti sfumature rosa e macchie chiare), e la Palinurus regius (dalla colorazione più tendente il verde).

Al momento dell'acquisto

Il mercato vende le aragoste generalmente vive, ma le si può trovare anche fresche o surgelate; è comunque consigliabile comprarle vive, così che il sapore, già delicato, non subisca alterazioni, ed inoltre perchè se comprate surgelate perderebbe troppo la parte edibile del crostaceo. 

Uso in cucina

Nonostante sia una specie protetta (Convenzione di Berna), la carne dell'aragosta è molto ricercata, perché pregiata quanto gustosa.
La ricetta più tradizionale vede l’aragosta protagonista di un sugo semplicissimo, così da esaltarne il delicato ma gustoso sapore della carne: il sugo che ne deriva, viene arricchito generalmente con vino bianco o prezzemolo.
L’aragosta può altresì essere ingrediente di secondi piatti, piuttosto che di un antipasto: si evita di arricchirla di salse o condirla eccessivamente, così che non ne venga coperto il gusto.


Ricchissima di proteine, l’aragosta è apprezzabile anche per l’apporto calorico: essa è altresì ricca di sali minerali (come il calcio, potassio, sodio e fosforo) e vitamine, soprattutto la A, la B1 e la B2.
L’aragosta è ritenuta un cibo afrodisiaco, come le ostriche, per il modo in cui si assume: risulta infatti difficile cibarsene con le posate, obbligando i commensali a consumarla con le mani, succhiandone alcune parti, come la coda.

Cherax destructorCuriosità

Vi sono delle aragoste dal colore blu: sono però molto rare, tanto che se ne può trovare una ogni 4 milioni.
Nel periodo della muta, cioè in cui l’aragosta cambia corazza, l’animale è indifeso e deve trascorrere un periodo nascosto in un ambiente sicuro, generalmente identificato con la sua tana.

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